Come diventare un buon capo: 5 regole

Scopri come diventare un buon capo

Come diventare un buon capo: 5 regole

Qualche strategia e consiglio per diventare un buon capo

Diventare un buon capo non è semplice. Ma non è nemmeno impossibile. Tutti coloro che, come me, hanno lavorato o lavorano per medie-grandi imprese hanno prima o poi sentito parlare di “doti di leadership”. Essere un buon capo, o leader, è una delle principali richieste che i datori di lavoro e le società di selezione inseriscono nelle descrizioni delle posizioni professionali.

Purtroppo, ho il vago sospetto che non tutti sappiano davvero cosa voglia dire essere un buon leader e soprattutto come lo si diventa. E’ un po’ come fare il politico: possiamo tutti candidarci alle elezioni, ma poi saremmo davvero capaci di compiere il lavoro richiesto?
Già essere un buon manager è complesso, mi dirai, come faccio anche ad essere un buon leader?

Lasciami dire che leadership, specie in Italia, viene un po’ confusa con la “capacità di comandare” e quindi si finisce inevitabilmente a parlare di autorità ed autorevolezza. In generale, essere autorevoli significa che ci vengono riconosciute fiducia, credito e stima. Autorità invece è:

“L’azione determinante che la volontà di una persona esercita (per forza propria, per consenso comune, per tradizione, ecc.) sulla volontà e sullo spirito di altre persone”

Vedi la differenza? Autoritario è colui che usa il suo potere sugli altri. Autorevole è colui che lo riceve dagli altri. Ben diverso.

Molto nota la foto che ti mostro qui sotto e cioè la differenza tra un leader ed un capo. Il capo è colui che dà semplicemente gli ordini, il leader è colui che lavora insieme agli altri per raggiungere un obiettivo comune.

fare il capo autoritario

Il capo autoritario

Le caratteristiche di un buon capo

Concentriamoci sui leader/capi autorevoli e “inspirational”: chi sono? Come si comportano? Cerchiamo anche di capire cosa possiamo imparare da loro per diventare un buon leader carismatico.

1. Sono innanzitutto positivi

Non si lasciano condizionare dalle situazioni negative, perché sanno che la negatività è un circolo vizioso che porta solo altra negatività e quindi un ambiente professionale cupo, avverso e sfavorevole porterà solo demotivazione. Sono bravi quindi a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno in ogni situazione.

2. Sono vulnerabili e quindi autentici

Chi ha detto che mostrare i propri sentimenti sia deleterio? Ti hanno insegnato fin da bambino che mostrarsi vulnerabili è un’arma a doppio taglio e che finisce inevitabilmente per danneggiarti. Ci credi davvero? O come me hai avuto modo di sperimentare che non sempre è così? Mostrare di avere dei limiti, essere te stesso e non forte a tutti costi, ti trasformerà in una persona autorevole, di cui le persone si fideranno e con cui potranno parlare liberamente condividendo le loro preoccupazioni ed idee.
Trincerarsi dietro il proprio ruolo crea una barriera tra i capi ed i loro team che hanno invece bisogno di una guida che sappia aiutarli a superare problemi ed ostacoli.

3. Ascoltano senza giudicare

Un buon capo sa ascoltare le persone che collaborano con lui, non “sente” solo quello che gli serve o gli fa comodo. Avere sempre la porta aperta e predisporsi ad accettare tutti i feedback del proprio team, positivi e negativi, sono la base per creare un rapporto di fiducia e di crescita. Lasciando fuori il giudizio e quindi non trattando diversamente chi si esprime negativamente.
Un ambiente professionale dove è consentito dissentire è foriero di innovazione, produttività, crescita e positività.

4. Commettono errori e lo ammettono

Nessuno è perfetto. Ma qualche manager pensa di essere la reincarnazione di qualche divinità onnisciente. Un capo onesto che ammette i propri errori ed è in grado di imparare da essi, guadagna rispetto e allo stesso tempo crea un ambiente di lavoro trasparente.
Un ambiente dove implicitamente si dà a tutti il permesso di non aver paura di sbagliare è un ambiente ricco di iniziative, dove le persone sanno di poter sperimentare e rischiare, consapevoli di avere qualcuno che non li mortifichi per questo.

5. Hanno la “visione”

I più grandi leader sanno esattamente dove stanno andando. Il discorso di Martin Luther King “I have a dream” va esattamente in questa direzione. Attraverso azioni, parole, credenze e strategie i leader sanno come è fatto il futuro verso cui si vogliono dirigere e possono dimostrare agli altri esattamente come arrivarci.

 

Se il tuo capo, o tu stesso, sei esattamente così beh, complimenti! Il successo e le gratificazioni non mancheranno nella tua vita.

Se invece sei dall’altra parte della barricata ma sei consapevole che qualcosa debba essere fatto, allora datti da fare. La determinazione è uno degli elementi chiave del cambiamento. E quando si decide di iniziare il processo, le cose cambiano. Fidati.

come diventare un buon capo

Il buon capo-leader

Alcuni consigli su come aiutarti a diventare un buon capo

Corsi

Coursera è ricchissimo di corsi mirati che possono aiutarti a diventare un buon capo ma anche a gestire lo stress che comporta lavorare con un capo che non lo è.

Uno dei miei corsi preferiti è quello della North Western University: “Inspiring leadership through emotional intelligence

Il Professor Boyatzis ti insegnerà ad invertire i danni derivanti dallo stress cronico attraverso intelligenza emotiva, mindfulness, consapevolezza e compassione.

Managing as a coach”  punta invece l’attenzione sul maturare le competenze necessarie per gestire le persone. Ogni manager moderno deve saper ricoprire attivamente diversi ruoli: leader, manager, mentor e trainer.

Purtroppo, entrambi i corsi non hanno sottotitoli in italiano. Se non parli l’inglese, ti consiglio di iscriverti, copiare la trascrizione di ogni lezione sul traduttore di Google e di leggerla in italiano. E’ un po’ noioso ma almeno potrai catturare almeno i concetti fondamentali del corso.

Libri

I libri su questo tema si sprecano. Alcuni utili, altri meno.

I miei consigli:

1. Daniel Goleman: Essere leader. Guidare gli altri grazie all’intelligenza emotiva

Adoro Daniel Goleman e il concetto di intelligenza emotiva, con cui identifica un particolare tipo di intelligenza legato all’uso corretto delle emozioni. Secondo Goleman, sviluppare questo tipo di intelligenza può costituire un fattore determinante nel raggiungimento dei propri successi personali e professionali.

2. Stephen Covey: Le sette regole per avere successo

Si tratta di un classicone. E’ adatto a coloro che vogliono trovare un metodo per migliorarsi come manager partendo dalle proprie abitudini, dai comportamenti quotidiani in modo che il cambiamento possa rapidamente diffondersi a tutti gli aspetti della propria vita.

3. Adam Grant: Essere originali: come gli anticonformisti cambiano il mondo

Quali sono le condizioni che portano gli individui e le aziende ad innovare? E quali per far nascere nuove idee? Grant ci aiuta a capire come i leader possano davvero stimolare negli altri l’originalità di pensiero e di azione.

 

4. Brenè Brown: La forza della fragilità: Il coraggio di sbagliare e rinascere più forti di prima

Una grande ricercatrice nell’ambito delle scienze sociali ci spiega come spesso essere fragili non sia sinonimo di debolezza. Anzi, imparare la resilienza e quindi la capacità di rialzarsi di fronte ad ogni avversità che la vita ci mette di fronte.
“Solo se ti metti in gioco veramente e non hai paura di sbagliare, troverai la forza di ricominciare.
Più forte di prima.”

 

Sei pronto a diventare un buon capo? L’importante è iniziare da qualche parte e decidere di avere davvero voglia di cambiare. Il resto, prima o poi, arriva.

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